Luglio 2014 Da piccoletti, col mangianastri di plastica resistente poggiato in grembo, ci si cibava di audiolibri ricolmi di fiabe. Da grandi, gli strumenti di ascolto si modernizzano, ma l’esigenza di ascoltare favole sociali resta immutata. E se a narrarcele è la voce di Militant A, allora ci si può tranquillamente coricare, con la fiducia e la giocosità di quando si era ragazzini. Elogi al Muro del Canto. Su le mani per gli Assalti Frontali! This text will be replaced
(IL LAGO CHE COMBATTE - Assalti frontali & Il Muro del Canto. Regia di Marcello Saurino)
Marzo 2011 Per indole prediligo quelle genti col dono divino d’infondere agli altri i loro saggi insegnamenti. Si chiamano Maestri e il segreto non è il tentativo di emularli senza costrutto, piuttosto quello di accorgersi per tempo di avercene uno davanti e trarne quindi il massimo beneficio. Nelle immagini del filmato, intrise di vita d’India al cento per cento, il dottore Senior (che in questa sede chiameremo Nonno Josh) in compagnia del dottore Junior (che con affettuosità chiameremo il Barba) sembrano sapere il fatto loro. Dal contegno disinvolto, lo sguardo consapevole e i ragionamenti ricolmi di significati, tutto farebbe presupporre di avere davanti due veri maestri. Ed è certo come la morte che avranno storie incredibili da raccontare e segreti mirabolanti da rivelare, ma l’ordinario svolgimento del loro esercizio odontoiatrico farebbe rivoltare le budella pure alla peste suina! E non dico di fare come i maniaci occidentali dell’asepsi suprema, schifiltosi compulsivi che non salgono sui mezzi pubblici senza il loro gel igienizzante per le mani, ma neanche di entusiasmarsi per questi sciamani d’oriente, che mettono e levano denti in scioltezza fra uno sciame di mosche fameliche e un gargarismo di sangue infetto sputato nell’acquitrino putrido. E come il buonsenso vuole, per fortuna la verità sta sempre nel mezzo. Strette di mano e ammirazione per Falk Peplinski, fautore di questo micro documentario, incitante riflessioni profondissime su come la realtà venga plasmata in base alla diversa capoccia di ognuno. Che vede quello che vuole vedere. This text will be replaced
(The Dentist of Jaipur, by Falk Peplinski)
Gennaio 2011 Martin Scorsese con Shine a Light si è garantito un terrazzino in bellavista nell’olimpo audiovisivo degli dei, filmando un concerto dei Rolling Stones in stato di grazia anagrafica e restituendolo praticamente intatto di quell’ingrediente emozionale che solo una performance goduta dal vivo può trasmettere. Parte del merito è ovviamente da attribuire all’esibizione sovrumana dell’ensemble britannica, ma è la perizia tecnica di Scorsese a fare la differenza, domando le bizze imprevedibili dei nostri ultrasessantenni eroi e conferendo meticolosità e spessore in ogni infinitesimo dettaglio, col risultato di tenere incollato davanti allo schermo anche l’osservatore più distaccato. Anzi, più si è all’asciutto dei Rolling Stones e dei loro pezzi e più si resta impressionati dalla fantasmagoria sensoriale messa in atto. In sintesi, l’opera di Scorsese non teme paragoni con altre pellicole musicali analoghe, avendo innalzato attorno a sé un bastione d’autore durissimo da valicare. Eppure, là dove meno te lo aspetti, in mezzo al pubblico devoto dei concerti, in un’epoca in cui la rivoluzione digitale ha completamente stravolto il concetto di fruizione della cultura, qualcosa è accaduto. Grazie allo sdoganamento di ogni diavoleria tecnologica capace di filmare e riprodurre il nostro presente, succede che sempre più spettatori, spinti dall’irrefrenabile voglia d’immortalare l’attimo magico della rappresentazione, giungano muniti di un dispositivo ultramoderno capace di fissare il momento a futura memoria (per soddisfare la mitica necessità di dire “io c’ero”, o forse per illudersi di sopravvivere al tempo, chissà). E allora si assiste a scenari collettivi angoscianti, con una miriade di videofonini, telefonini, telecamerine, macchinette fotografiche ammassati sotto il palco; una metastasi di schermini illuminati a giorno dal punto di vista di chi assiste dal fondo della platea o un esercito di braccia levate a puntare oggettini cromati come fossero armi da fuoco dal punto di vista di chi emoziona la folla da sopra il palco. La morte della spontaneità si direbbe. Ma anche nello scenario più tetro, contradditorio e anti rock‘n’roll dei giorni nostri, c’è sempre qualcuno pronto a tenderci la mano e a farci riconsiderare la faccenda da un diverso punto di vista. L’iniziativa, architettata da un nutrito gruppo di fan dei Radiohead consapevoli del fatto loro, si è concretizzata in occasione di un concerto svoltosi a Praga il 23 agosto 2009. Il coordinamento a distanza delle operazioni è avvenuto attraverso la capacità aggregante di internet, le riprese del concerto sono state realizzate mescolandosi tra la folla e riprendendo in modo amatoriale col proprio apparecchietto di registrazione e il tutto è stato montato con professionalità ottenendo addirittura l’audio del mixer direttamente dalla band dell’Oxfordshire! Il risultato finale è notevole, la sensazione provata è quella di trovarsi lì di persona, come se il concerto si stesse svolgendo in diretta, regalando quell’ingrediente emozionale di cui sopra proposto da Scorsese, ma partendo da presupposti tecnici e creativi completamente differenti. L’intero concerto è non profit e facilmente reperibile online nei vari formati (RADIOHEAD LIVE IN PRAHA 8.23.09). Un ennesimo segno dei tempi. This text will be replaced
(Radiohead Live in Praha 2009 - Reckoner)
Novembre 2010 C'è una sostanziale differenza fra un contenuto stampato su carta e uno concepito per svilupparsi nel Web. Il primo una volta dato alle stampe risulta immodificabile, ma essendo composto di materia resta di fatto reperibile, su Internet invece un contenuto può venire aggiornato o corretto di un refuso con immediatezza, ma appena rimosso dal server che lo ospita svanisce dalla Rete in un battibaleno. Ed è ciò che è capitato al portale QOOB, prodotto da MTV Italia, roccaforte d'innumerevoli proposte creative degne di nota. Col fallimento del progetto, avvenuto il 31 Ottobre 2010, gran parte della produzione è andata perduta. Nel mucchio spiccava senz’altro Tech Stuff, stimolante creatura capitanata da Tobor Experiment a.k.a. Giorgio Sancristoforo. Dieci imperdibili mini-documentari sugli strumenti più bizzarri che hanno fatto la storia della musica elettronica. Signore e signori va ora in onda la storia del Theremin! This text will be replaced
(Tech Stuff. Theremin. Episodio 1)
Novembre 2010 LA QUIETE. ![]() “Well, I don’t think it’s very intelligent to keep an electrical gadget on the edge of the tub. … I tie it to the radiator.” The Royal Tenenbaums (2001) ![]() “I’m just sayin’ that it’s fuckin’ dangerous to have a race car in the fuckin’ red. That’s all.” Pulp Fiction (1994) PRIMA DELLA TEMPESTA. ![]() “Wendy, I’m home!” Shining (1980) ![]() “Jesus. I got ‘em all!” Straw Dogs (1971) Innovative GIF animate prese in prestito dal talentuoso tumblr: If we don't, remember me. http://iwdrm.tumblr.com Novembre 2010 Una volta vidi una pubblicità trasmessa da un'emittente televisiva austriaca. La voce fuori campo, per me incomprensibile, rivelava un tono confidenziale, ma le immagini sullo schermo erano eloquenti. Alcuni tizi golosi, in sequenza, addentavano con cupidigia dei morbidi croissant e quei loro morsi decisi provocavano la fuoriuscita della marmellata che, inquadrata da astuti primi piani, andava a impiastricciare camicie, maglioni e tovaglie. Tutto faceva presupporre alla reclame di un detersivo efficace contro le macchie ostinate e invece riguardava la marca di una brioche e la sua netta abbondanza di confettura rispetto alle concorrenti! Il presupposto di uno spot pubblicitario è il martellamento reiterato del messaggio, la sua maggiore aspirazione è insinuarsi nella testa di noi influenzabili consumatori con ogni tipo di stratagemma. E già la vita è dura anche senza messaggi promozionali, che almeno puntassero tutto sull’ironia e sulla creazione del tormentone intelligente. Come nel caso dei latticini egiziani Panda... Il pupazzo dallo sguardo liquido, la sua prepotenza inaspettata e il jingle distensivo creano una mescolanza obiettivamente irresistibile. This text will be replaced
(Mai dire no al Panda)
Ottobre 2010 I film Splatter hanno la stessa potenza iconoclasta dei gloriosi concerti punk del passato: sai sempre come cominciano ma non sai mai come finiscono. In quei raduni musicali la situazione poteva degenerare al minimo pretesto, finendo a strumenti demoliti e seggiolini lanciati ad altezza uomo, stessa cosa avviene nei film splatter, dove s'inizia a seguire per finta lo svolgimento di una trama che presto lascerà il posto a una deflagrazione senza motivo di corpi sminuzzati e profluvi di sangue sprizzante a dare un tocco di colore al tutto (ci sta gente che l’anatomia umana l’ha imparata in questo modo). E la cosa interessante è che da questi due modelli di entropia pura - tra loro diversi ma in fondo così uguali - ogni singolo spettatore ci trae un godimento rigenerante che ha quasi del miracoloso. C'è chi come sempre, per tenere a bada le preoccupazioni della vita, preferisce le serate davanti al caminetto con un libro Harmony in mano e chi si spara un Braindead tanto per citare il più blasonato o figate spassose come quelle di Yoshihiro Nishimura. Tutto questo per dire che è sempre bello farsi sorprendere da alcune produzioni con tematiche in apparenza insospettabili. Prendiamo Beeple e Flying Lotus, rispettivamente Mike Winkelmann e Steven Ellison, che realizzano un ottimo video di computer grafica, vettori e prospettive, raffigurante un corteo di amabili e rispettosi pupazzoni scesi in strada per un corteo di pace ed amicizia. Poi è sufficiente spostare una leva (in modo arbitrario e del tutto gratuito, va da sé) per far sgorgare come fossero fontane goduriosi pixel color vermiglio... This text will be replaced
(Flying Lotus + Beeple in Kill Your Co-Workers)
Settembre 2010 Il sogno di una vita? Eseguire lo Stage Diving senza guardare in faccia nessuno. O perlomeno chi ti sta in basso pronto a scongiurare l'impatto rovinoso. Polsi fratturati, spalle lussate, ecchimosi sul viso, i conti si fanno a bocce ferme, ma non c'è nulla di più veemente e liberatorio di un saltone alla cieca. Fanculo tutto il resto e sempre daje forte al dannato Rock 'n' Roll! This text will be replaced
(I migliori slanci dal palco di sempre)
Settembre 2010 In ogni aspetto dell'esperienza umana, esiste l'approfondimento e l’approssimazione. Se non m'interessa il gioco del calcio, non potrò mai comprendere tutte le analisi, le previsioni e gli scazzi che aleggiano nell'aria la mattina presto quando vado a fare colazione al baretto sotto casa. Se mi vedo una trasmissione in tele tanto per ammazzare il tempo, non potrò mai fare collegamenti o confronti con altri programmi simili. Così come se non frequento locali mondani, non potrò mai carpire certe finezze della moda del momento o le sottotrame per stabilire chi è un tipo In o uno Out. E quando un contenuto viene approfondito con interesse, in genere è sempre una goduria intrinseca saperlo riconoscere e trattare con cognizione di causa. Questo genere di appagamento mi è capito in occasione dello svagatissimo e sboccato video di Rachel Bloom. Un autentico atto d'amore e di rispetto nei confronti di un vate della letteratura del calibro di Ray Bradbury. Solo che la Bloom per esternare la sua devozione, ha messo a puntino una discordanza culturale che in tempi caotici come quelli di Internet non può che mettere di buon umore... Un Maestro statunitense con la m maiuscola, simbolo di uno scrivere e cogitare d'altri tempi, omaggiato da un mix esplosivo di pose e messaggi espliciti che fanno molto rebel-teenager, accompagnati da un rocckettino mesto/melodico del cazzo alla avril lavigne. Per chi conosce i libri di Ray, ci sono rimandi e ammiccamenti alla sua opera bellissimi! A parte tutto, se personalmente me lo trovassi davanti, eviterei senz'altro di dirgli Scopami, Ray Bradbury, ma vorrei un sacco stringergli la mano con la stretta forte del marinaio per avermi regalato un miracolo di formazione come Il Popolo dell'Autunno e un racconto incredibile come La Folla. This text will be replaced
(Rachel Bloom. Fuck me, Ray Bradbury [sub ITA])
Settembre 2010 L'eternità dei geroglifici turbata dalla corrente elettrica dell'eBook. Sembra una previsione sacrilega, ma un giorno anche il libro di carta subirà lo stesso trattamento del compact disc musicale, derubato d'immaterialità sonora dal suo materialissimo involucro. L'estimatore del libro, moralmente artigliato nelle budella da queste futuristiche congetture, butta lì la sua legittima convinzione che dimostri l'impossibilità di uno scenario del genere. Tra le asserzioni più salde e viscerali: L’inimitabile fruscio delle pagine sfogliate... L'odore inconfondibile della colla... L'intimità del polpastrello con la carta... Anche i disinteressati hanno da dire la loro nei confronti delle pile dei libri, ritenuti comunque utili come fermaporte o variopinti soprammobili. Ebbene. Anch'io ho la mia cartuccia in canna da sparare in questo senso: L'autografo con la penna a sfera del proprio scrittore preferito... Madrediddio, ricordo come fosse ieri quando Joe R. Lansdale, in tempi di quasi anonimato in Italia, vergò la sua firma a inchiostro nero sulla mia prima edizione Bompiani, introvabile, di MUCHO MOJO. Per poco non persi la vita per la gioia! E con il libro elettronico come si farà? This text will be replaced
(Nuova applicazione del Newsday per iPad)
Settembre 2010 Corta vita alle Tre Dimensioni. Continuo divertito a osservare i mutamenti tecnologici in atto e a restare serenamente diffidente nei confronti del 3D New Style allestito nelle sale cinematografiche. Penso ad Avatar per esempio e mi chiedo cosa rimane di quel film una volta tolti quegli occhialetti spaziali dalla montatura vistosa (ditemelo voi perché io al cinema non c'ero). Inoltre m'imbarazza pensare che il contenuto di una pellicola debba essere "completamente" al servizio dell'effetto 3D e non il contrario. Questo aspetto andava bene per il 3D Old Style, quello coi tre colori brutti sulle immagini sfocate e il cui unico intento ruffiano e pecione da parte degli autori era quello di far uscire oggetti insignificanti fuori dallo schermo. Ricordo ancora da pischello quando proiettarono il 3D per antonomasia, quel Freddy's Dead tanto insignificante nella storia quanto fichissimo nell'effetto profondità. Ma quel 3D poi si sa la fine che ha fatto. Mentre questa nuova ondata di novità viene pompata e strombazzata in modo massiccio, contaminando sempre più generi cinematografici. E allora mi fo un esame di coscienza e ammetto fra me e me che io al cinema già ci vado poco, ma smetterò di andarci del tutto quando per vedermi un film di Mario Martone o di Emanuele Crialese sarò costretto a indossare per forza quei dannati occhialetti (anzi doppi occhialetti, visto che devo prima mettermi quelli "da lontano", che al buio non ci vedo più una mazza). Per cui - esaminato il video qui in basso - io lo dico da subito. Al cinema accetterò l'occhialetto SOLO ED ESCLUSIVAMENTE quando accadrà ciò che accade al pubblico nel trailer di lancio della saga/baracconata di nome Saw. L'enigmista. Che paraculi che sono, pompare il film come se ci si trovasse dentro al tunnel degli orrori di Gardaland. Per questo, visto che fanno tanto gli spiritosi, a me in sala non basta più godere delle profondità e delle prospettive dell'immagine, ma voglio proprio che i detriti di metallo e i frammenti di corpi umani esplosi fuoriescano dallo schermo a lordarmi i vestiti e a farmi tanto male. Sennò stanno bene così. Loro al cinema dopato e posticcio e io a casa mia a godermi i miei filmozzi in solitaria e alla vecchia maniera, con quell'adorabile immagine bidimensionale che tanto bene fa al mio spirito. Quindi, se qualcuno di voi andasse a vedere Saw 3D al cinema, mi facesse un fischio se in sala si rischia davvero la vita, altrimenti statemi alla larga. p.s. HD, Super HD, Blu-ray... si sono inventati questi formati del demonio per far diventare bello e vendibile pure il film più stronzo (oltre che per creare protezioni anti-pirateria mai servite a niente). Diffidate dell'ultra tecnologia, del dettaglio della madonna e riaffidatevi alla qualità del film in sè. E' inimmaginabile accumulare in casa montagne di film prescindibili solo in nome dell'alta definizione. Siamo nel 2010, a un certo punto basta farsi inculare. This text will be replaced
(Trailer di Saw 3D)
Settembre 2010 A lezione dal domatore dei tappi. Si parte da 2 euro al pezzo, sino a raggiungere i lussuosi picchi dei 28 euro. A un solo euro o una sigaretta in cambio invece, ho il mio socio Toni Sbranga che apre i tappi delle bocce di birra coi molari e spacca i colli delle bottiglie di vino sui muri, bypassando a monte il problema di avere o non avere sottomano un cavatappi. Fate voi. E poi ora che ci penso, il cavatappi è un po' come la vita. Non hai bisogno di usare il cavaturaccioli più ardito e funzionale, se poi è da una vita che ti ritrovi a stappare sempre e solo vini di merda. Voglio dire, l'esistenza è stracolma di cose che ti aiutano in senso materiale, ma anche di cose che ti danno una mano a livello interiore, tipo la lettura di un buon libro. Al che se vivi male e per giunta non ti va di leggere una mazza, almeno smetti di circondarti di inutili orpelli che mai riempiranno il tuo vuoto esistenziale, ma solo quello di casa. This text will be replaced
(Come scegliere e usare il cavatappi)
Agosto 2010 Un po' di sana promozione radiofonica per Nicola Manzan e il suo progetto solitstico Bologna Violenta. Argomenti prelevati dai 'Mondo movie' d'epoca nostrani e insaporiti da arpeggi grindcore spaccachiappe. Musica adatta ai turisti e i loro pacchetti di viaggio tutto compreso, intenti a illudersi sui paradisi di mondo ancora da esplorare... This text will be replaced
(Dall’album Il Nuovissimo Mondo di Nicola Manzan: title track + Morte)
Agosto 2010 Durante le maratone cinematografiche HORROR, quelle serie, il pubblico è costantemente allerta nel pronosticare a voce alta il destino delle sventurate vittime proiettate sullo schermo. Perché tutti lo sanno, pure i sassi, che esistono alcune regole fondamentali da rispettare se si vuole sopravvivere in un horror. Scream di Wes Craven ce lo insegna da sempre: Regola numero uno. Non si deve mai fare sesso. E' proibito. Sesso uguale morte. Regola numero due. Mai ubriacarsi o drogarsi. Perché è peccato per estensione della regola numero uno. Regola numero tre. Mai, mai e poi mai, in nessun caso dire 'torno subito', perché non si torna più. Ma c'è un'altra regola che sopravvive imperterrita nel cuore dei fan: IL CICCIONE. Che si adopera come un forsennato per la sopravvivenza. Invano. Non me ne vogliano i diretti interessati pingui, ma lo stile di vita dell’amante del terror è scorrect per natura. In un'edizione memorabile del Fantafestival di Roma, a un certo punto il mio amico Arpad lanciò un urlo premonitore al malcapitato sovrappeso di turno: "Lento e ciccione tu morrai". Una manciata di secondi dopo per quell'uomo non ci fu più nulla da fare... Ed è con estremo piacere notare che fra le numerose regole dello svagato (e nulla più) Zombieland, quella sull'importanza della condizione fisica è al primissimo posto. Sono soddisfazioni. This text will be replaced
(Zombieland. Regola numero Uno: Allenamento)
Agosto 2010 Prima o poi ognuno dovrà affrontare quelle pratiche quotidiane che caratterizzano gli adulti. Tipo il nodo della cravatta. Nell'era pre Internet c'era poco da fare. A poche ore dall'inizio della cermonia di zia Flaviana, il ragazzino, rincoglionito dal risveglio coatto dell'alba e obbligato a vestirsi col vestito buono, si svoltava il nodo della cravatta da papà o dal fratello maggiore. "Babbo, mi fai il nodo della cravatta per favore?" "Ma Aldo, hai tredici anni e ancora non hai imparato a fartelo da solo?" E di solito Aldo, alla classica redarguita del genitore indaffarato, se ne fregava altamente con un'alzata di sopracciglio (io vado a caccia di fringuelli con la mazzafionda lì alla marana, sai che me ne frega a me della cravatta). Ecco. Io ho sempre fatto un po' come Aldo. Solo che adesso, a quasi settantanni di età, chiedere in giro un nodo della cravatta, è un po' come farsi sorprendere in automobile con le dita nel naso a snocciolare smoccoli senza tregua. Di un mortificante quasi palpabile. Per questo, dopo la penicillina, la pipa e Internet, ritengo YouTube un'invenzione senza precedenti. Perché conterrà pure gigabite di filmati che testimoniano la miseria umana, ma se uno ci si mette di buzzo buono può scovare i consigli e gli insegnamenti della nonna più tosti di sempre. This text will be replaced
(La cravatta. Come fare il nodo semplice)
Luglio 2010 Ognuno ha la sua intima metodica per evadere di tanto in tanto dalla prigionia del quotidiano. Un passatempo, un'attività, un rituale, qualunque cosa venga in nostro aiuto per alleggerire la testa e allentare le tensioni. Chessò, c’è chi si affida ai farmaci, chi rifugge nelle droghe, chi si butta nei videogiochi, chi nel sesso, chi nei lavoretti fai da te o chi intraprende il cammino illuminato della mistica. Io invece disinnesco i turbamenti con i video degli aerei di linea che decollano! Però non i soliti filmati amatoriali con le zoomate tremolanti orribili eseguite fuori dai recinti degli aeroporti, ma il momento topico del TAKE OFF ripreso dalle torri di controllo o a bordo pista. Con l'attenzione rivolta "esclusivamente" alla furia delle turbine e all'impatto sonoro da esse propagato. Difatti l'appagamento catartico e la successiva rimozione di ogni inquietudine, vengono raggiunti dal progressivo aumento della potenza dei reattori. E più la telecamera cattura il rombo in tutta la sua prestanza, più la mia testa diviene leggera come un palloncino gonfiato ad elio. C’è una vastissima produzione di filmati in tal senso e vanno ricercati pazientemente; tutto sta a scovare il migliore del momento e ripetere l’esercizio fino ad ottenere i primi impulsi di benessere. E non crediate sia solo questione di trambusto, ma dietro al vigore di un aeroplano che si libra in volo (se accostato a un battito d'ali di passerotto) c'è tutto un ragionamento d'evasione esistenziale/filosofico. Vademecum per la buona riuscita dell'esperimento. - Rinchiudersi nella propria stanza o assicurarsi di essere soli (sopprimendo sul nascere possibili alterchi). - Collegare le casse dello stereo al computer. - Far partire il video a volume sostenuto (lievemente al di sotto della soglia di stordimento). Dico, almeno tre volte al mese casa mia diventa l'aeroporto di Fiumicino... Date retta a me, vi sentirete persone migliori. This text will be replaced
(Decollo piovoso Boeing 747 della PIA)
Luglio 2010 Mi rincoglionisco di cinema da una vita. E ho ben chiaro il fenomeno di quando un autore e la propria arte precipitano in caduta libera dentro un buco nero del cazzo. Penso a Dario Argento (non plus ultra dell'ecatombe creativa), l’unico regista che è riuscito a spazzare via la meritata reputazione di Maestro, con una imbarazzante produzione dalla metà degli anni 80 in poi. Un'involuzione talmente palese che ritengo non abbia eguali nel panorama mondiale. Ma è di M. Night Shyamalan che volevo parlare. Autore del famigerato ma prudente Il Sesto Senso (poteva spingere sull'acceleratore del terror e invece s'è imposto il limitatore di velocità trattandosi dell'opera che gli avrebbe permesso di fare il botto in ogni latitudine), del notevole Unbreakable - Il Predestinato, del pregevole Signs e del bellissimo (e da riscoprire) The Village. Ma da Lady in the Water in poi la critica di tutto il mondo (in particolare quella statunitense) ha cominciato a storcere il naso voltandogli le spalle. Stessa cosa accaduta e portata all’esasperazione con E venne il Giorno e l’Ultimo Dominatore dell’Aria. E sembra che anche il pubblico abbia preso a dargli contro in ogni occasione, come nel caso del trailer di Devil proiettato al cinema e a cui Shyamalan è legato per via del soggetto: tempo fa circolava un video amatoriale (prontamente rimosso dal web), che mostrava la reazione divertita e dileggiante degli spettatori nell’attimo in cui il cognome del regista appariva sullo schermo. Trovo divertente che gli americani impazziscano ancora per Argento e siano invece così severi e ostili nei confronti dell’indiano. Per come la vedo io, mister Manoj Nelliyattu rispetto al povero Dario può permettersi tranquillamente almeno dieci film di merda consecutivi prima di farmelo odiare sul serio e mandarlo definitivamente affanculo. Voglio dire, una pellicola sempliciotta, traballante e innocua come Lady in the Water vale mille milioni di volte una Terza Madre. ![]() (Immagine del trailer di Devil rimosso dalla Rete) Luglio 2010 Cose buone dal Mondo. This text will be replaced
(Meet Me In The Basement dei Broken Social Scene. Video realizzato da un fan come risposta al vertice del G20 a Toronto, 2010) Luglio 2010 E che ci vuole. Rimedi una manciata d'animi convinti e tiri su una fottuta rock band. La musica - zoppicante o impeccabile che sia - alla fine sgorga sempre dallo strumento, ma a fare la differenza resta l'assoluta convinzione nei gesti. E gli occhi di Pierpaolo Capovilla de Il Teatro degli Orrori spiegano all'istante quello che ho da dire. Uno sguardo costantemente infervorato, convinto, allucinato. Totale. Ken Saro Wiwa vive. This text will be replaced
(A sangue freddo de Il teatro degli Orrori)
Luglio 2010 Occhei. M'interesserò seriamente all'ortodonzia solo quando in un futuro alla Blade Runner si potranno ottenere queste tempistiche. This text will be replaced
(Prodigi ortodontici)
Giugno 2010 Quella cosa che a me fa cagare, qualcun altro magari non ci dorme la notte pur di averla. E’ questo il bello della vita, dove alla mega minchiata propinata da tizio, c’è sempre caio disposto ad accoglierla. Come l’uovo a spigoli mostrato nel video. Sfacciato e senza motivo di esistere per me, estroso e irresistibile per il mio amico Oreste. Per dire. La questione sul De Gustibus sorge spontanea tutte le volte che mi do un tono per andare a fare shopping (una volta l’anno). A prescindere dalle abnormi differenze di lavorazione tra un indumento pagato tanto e uno pagato poco (non ci sono cazzi, chi più spende meno spende, è inutile fare i paladini del mercatino sotto casa), penso alle tonnellate di mondezza che passo in rassegna durante i miei suggestivi cammini, arricchiti da legittime affermazioni tipo, "Guarda te la madonna che roba imbarazzante. Ma come fanno a comprarsela?!”. Eppure se l’abito della muerte esiste, significa che da qualche parte un avventore scrausone è pronto all’acquisto soddisfatto. Avventore che, guardando la roba che invece piace a me, magari si fa salire l’orticaria ponendosi la mia stessa domanda di stupore. Aahh, che bello essere diversi. This text will be replaced
(The Egg Cuber. Made in Hong Kong)
Giugno 2010 L'eccellenza di Nanni Moretti è l’elaborazione colta del ragionamento che culmina nella riflessione a voce alta. E questo è un dato di fatto. Ma il Moretti inarrivabile è quello della recitazione estemporanea sempre ai limiti della stravaganza. This text will be replaced
(Caro Diario di Nanni Moretti. Fuga da Spinaceto)
Giugno 2010 Chissà. Forse la lenta ma inesorabile Rotating Kitchen di Zeger Reyers sottolinea l'essenza dell'OGGETTO nella sua materialità, prigioniero come noi tutti della forza gravitazionale. Ma io ci vedo anche l'accumulo di ammennicoli che limitano le nostre possibilità di manovra. Durante la visione di questi ipnotici e distruttivi undici minuti (l'utensile animato diventa temibile), l’invito è quello di ridimensionare l’oggetto in sé, qualsiasi esso sia e qualunque utilità indispensabile rappresenti e riconsiderare l'abitazione come un perfetto luogo zen, scevro d'ogni materia se non da noi stessi. This text will be replaced
(Rotating kitchen di Zeger Reyers)
Giugno 2010 In tempi pecuniari complicati, ma anche per colpa di convinzioni culturali dure a morire, c’è una sorta di mantra che regola le mangiate collettive nelle bettole a buon mercato. Ragionamenti tipo, “Ahò, da Armandone con tre lire ti abbuffi di cibo e sei contento”, deridendo sotto i baffi gente impazzita come i francesi, che si gustano pietanze microscopiche come cacatine di mosca, spendendo inoltre cifroni considerevoli. Eppure sparandovi questo video - che mostra in tre minuti una giornata di preparazione culinaria in un ristorante altolocato - ditemi come non fare una pazzia economica almeno una volta e non andarsi a godere minuscoli nutrimenti curati sotto ogni aspetto e responsabili di esplosioni di gusto da paura! Non abbiate timore per il portafoglio, provateci. This text will be replaced
(Un giorno al ristorante Alinea in tre minuti)
Giugno 2010 Il glaciale Manfredi e la tanto agognata metamorfosi da vittima a carnefice. “...E questa è una 38 con Ball Master Px. Canna da 165. 1332 grammi di peso. Massima precisione. E’ un fatto di balistica. Ma voi che cazzo ne sapete di balistica...” This text will be replaced
(Il Giocattolo. Nino Manfredi. 1979)
Maggio 2010 Quelli che... arrivati al capolinea artistico del BEST OF ti c'infilano in mezzo l'inedito azzeccato... This text will be replaced
(Flaminio Maphia. Singolo 'Quelli che' dall'album 'Er Mejo')
Maggio 2010 Il lungo viaggio della saponetta d'albergo. Iniziativa lodevole. Anche se il massimo della vita sarebbe l'esistenza di laboratori in grado di sciogliere saponette e riconvertirle in esseri umani nuovi di pacca. Così, giusto per ribilanciare un po' i numerosi crimini di saponificazione contro i propri simili. Maggio 2010 Il Vending del futuro, ovverosia i distributori automatici che elargiscono cibi e bevande al pubblico dotato di monetine. Sarebbe interessante piazzare questi mostri meccanici dal design della madonna negli androni delle stazioni dei treni o lungo la strada. Resisterebbero incontaminati per dieci minuti al massimo. Ce li vedo, il distributore della pizza fumante imbrattato di bestemmie innominabili e cazzetti a pennarello di ogni dimensione, o il distributore della pasta al sugo crepato da corpi contundenti, mossi dalla determinazione del furto con scasso o dal semplice teppismo senza motivo. This text will be replaced
(Distributori moderni)
Maggio 2010 L'unico rifacimento possibile di I Need You Tonight degli INXS in chiave moderna, passa attraverso il trattamento emotivo di St. Vincent e Liars. Dilatazione sonora capitanata da Beck e il suo meritorio progetto Record Club. This text will be replaced
(Cover di I Need You Tonight degli INXS)
Aprile 2010 Gli LCD Soundsystem, Spike Jonze e il situazionismo musicale. This text will be replaced
(LCD Soundsystem. Brano Drunk Girls, dall'album This is Happening)
Gennaio 2010 ![]() (scritto nel settembre 2003) Quando la mia dieta lo richiede, da bravo consumatore raggiungo il pizzicagnolo dietro casa e vado alla ricerca di una confezione da tre del Tonno Insuperabile. Un cerimoniale dettato non tanto dalla qualità del prodotto, ma dal rassicurante faccione del pescatore buono effigiato sul cartone. Quello stesso uomo sorridente, guarnito di occhi a fessura come i cinesi che parecchi anni prima - avendo a disposizione uno spazio televisivo di pochi secondi – annunciava proverbiale lo storico slogan: “Tonno Insuperabile, centosettanta grammi di bontà… in olio d’oliva!”, con un tono meccanico/strascicato che ricordava vagamente quello di Papa Wojtyla a quarantasei anni. Perderei solo tempo a negarlo, ma questo celebre scorcio pubblicitario ha codificato ex novo il mio codice a barre interiore, facendomi ricredere sul principio secondo il quale uno spot azzeccato può far lievitare di molto le vendite di un articolo. E considerata la strana piega intrapresa dal progresso, tutto fa presupporre che sia davvero così. Conosco amici che ancora acquistano i Sofficini Findus, smaniosi d’intagliarli con la forchetta per controllare che sorridano di abbondante formaggio fuso! Ma torniamo al nostro uomo. A rendere quel breve spot un’esperienza unica era lo sbalorditivo dettaglio tecnico impresso su pellicola: il pescatore ricoperto d’indumenti stantii come la cerata verde militare, il maglione celestino di lana infeltrita a lupetto, una pipa da profeta navigato che attende senza fretta la venuta del pescespada, un berrettino di quelli minimali da malavitoso infame e l’ipnotico baffo folto che nascondeva in modo lieve la fila superiore dei denti (fradici pure quelli come un vero lupo di mare?). Ma non è tutto, infatti anche i ‘riempitivi’ della scena fornivano il loro prezioso contributo. Prendiamo ad esempio i tre puntini di sospensione collocati nella frase del nostro amico televisivo; ebbene, poco prima di “…in olio d’oliva” calava un nanosecondo di silenzio, subito sostituito da un giuoco di prestigio orchestrato dal nostro eroe, che lo vedeva sollevare una mano e mettere in mostra il famigerato ramoscello d’ulivo al vento. Intanto alle sue spalle risaltava l’enorme profilo di un peschereccio bianco e giallo, impataccato da strisce di ruggine orizzontali provocate dagli scoli. E per chiudere in bellezza quella gragnola d’emozioni visive, gli altoparlanti dei nostri teleschermi venivano suppliziati da un insistente pigolio di gabbiani, svolazzanti sullo sfondo e logicamente inconsapevoli della loro apparizione televisiva. Una buffa dissonanza quest’ultima: come dire, attori naturali liberi di fluttuare nella vastità del cielo azzurro (omaggio d’obbligo al Gabbiano Jonathan Livingston) contrapposti al mercimonio capitalista del tonno in scatola. Tanto d’avermi continuamente spinto a fantasticare sul significato di quei piccoli lamenti. Chissà, forse i cugini pennuti di Civitavecchia, impettiti e borgatari davanti alla telecamera, avrebbero gridato senza vergogna: “Anvedi questi! Guarda che stanno a fà pe convince er pubblico a magnà er tonno. E poi che tonno… na ciofeca! Manco le capocce je lasciano…”. Terminata questa rapida disamina, una serie di legittime domande. Ma Baffo (alias il nostro amato protagonista) è un pescatore vero oppure un commediante prestato alla causa? Nel caso fosse un attore, avrei pieno diritto di sapere: a) come si chiama. b) perché non è diventato famoso. Ci riesce qualsiasi stronzo, non capisco cosa in lui (militante via etere da anni nel settore ittico) non abbia funzionato. c) e’ consapevole di ciò che ha fatto? d) quanti anni avrà oramai? In definitiva questo signore è riuscito a simboleggiare la pura essenza del pescatore vecchia maniera. Fatico non poco a immaginarmelo nella vita reale di tutti i giorni, magari in giacca e cravatta, incazzato come una vipera a dirigere un’importante compagnia d’assicurazioni. O ancora, pensate che ridere aver potuto assistere di persona ai preparativi delle pose fotografiche. Lui al centro dell’attenzione, accerchiato dall’apparecchiatura della troupe e dai riflettori che abbagliano mezza banchina. Dalla confusione emerge il visagista delle dive che apporta gli ultimi ritocchi al suo volto finto segnato dai troppi inverni, fino a quando il fotografo non decide di cominciare con gli scatti. E allora Baffo che ti combina? Si prodiga in un lungo respiro, umetta e asciuga le labbra a ripetizione come un assaggiatore di vini pregiati e finalmente, con naturalezza, s’immobilizza in quei tratti somatici che tutti conosciamo e si trasforma nel meraviglioso personaggio immortalato nella foto (tanto perfetta da rievocare leggende di mille porti di tutti i mari del mondo). E per finire, un plauso di cuore va rivolto all’azienda impresaria del Tonno Insuperabile che, nonostante la loro opera di celluloide stia ingiallendo come le mappe dei pirati, non ne vuol sapere di rinverdire la propria campagna pubblicitaria. Una scelta dettata dalla consapevolezza di aver creato un archetipo pop di fine millennio o la temuta ombra della bancarotta che li tiene appesi al filo di un palloncino gonfiato male? This text will be replaced
(Spot90 - Pubblicità del Tonno Insuperabile [1986])
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