TOM YUM GOONG

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REGIA: Prachya Pinkaew
CAST: Tony Jaa, Petchai Wongkamlao
2005 Thailandia 94m
AZIONE




Filippone (in Porcoddena) 

Credo sia utile specificarlo fin dall'inizio: 'Tom Yum Goong' non è altro che un aggiornamento dei vecchi film con Bud Spencer e Terence Hill, un classico "vendetta movie" in cui l'eroe spacca la faccia a tutti per motivi futilissimi, quasi un 'Giustiziere della notte' per bambini, in cui le scazzottate sono supportate da una trama esilissima ed estremamente infantile. Ovviamente, come accadeva per le vecchie pellicole con la coppia Spencer/Hill, vedere 'Tom Yum Goong' con l'intento di riempirsi la mente con chissà quali sottigliezze narrative sarebbe un esercizio da poveri stolti: l'unico punto d'interesse del film è infatti il fenomeno che risponde al nome di Tony Jaa, un campione di arti marziali tailandese (già elogiato in questo sito nella recensione di 'Ong Bak') che riesce a fare cose che voi non fareste neanche se vi appendessero a diciotto cavi d'acciaio e vi muovessero come una marionetta o se vi animassero a passo uno come i cartoni animati. Considerato l'erede di Jackie Chan (che in 'Tom Yum Goong' fa una brevissima apparizione), Tony Jaa gira tutte le scene d'azione in prima persona, senza l'aiuto di stuntman e controfigure, e - soprattutto - senza l'ausilio di cavi o altri supporti che non siano i suoi prodigiosi muscoli e una preparazione atletica che non saprei come altro definire se non "paranormale" (se non conoscete l'attore vi garantisco che sto parlando di un qualcosa che non avete mai visto in vita vostra, una roba pazzesca, da non credere).

Come 'Il giustiziere della notte', dicevamo, Tony Jaa interpreta un giovane tailandese che subisce un torto, si fa rodere il culo tantissimo e si prende la sua rivincita polverizzando gli zigomi dei lazzaroni.
A differenza dei comuni vendetta movie, però, la ragione che spinge l'eroe ad intraprendere un cammino cosparso di briciole di tibia è del tutto particolare.
"Gli ammazzano la famiglia come a The Punisher?"
No.
"Gli strupano la donna?"
No.
"Gli bruciano casa?"
No.
"Gli infestano il quartiere con troca (che non è mai leggera), meretricio e malvivenza facendo così crollare il valore degli immobili?"
No.
"Gli stuprano il cane??"
No.
"E allora?"
Gli rubano l'elefante.

Gli rubano l'elefante, lui rosica da morire e va in Australia a riprenderselo.
Ecco, se in tempi tanto cinici e stronzi come quelli in cui viviamo tu hai il coraggio di farmi vedere un tizio che va fuori di testa perché gli rubano l'elefante, e che poi gli si devasta l'anima quando vede tanti altri animali ingabbiati, beh, sei così genuinamente naif che meriti un premio e tutto il mio amore.
Certo, un tailandese vive l'elefante in una maniera del tutto diversa da un occidentale, ma se facessimo una specie di versione italiana di 'Tom Yum Goong' non credo che le cose cambierebbero di molto.
Cioè, immaginate: ad un tipo qualunque rubano la Punto e lui - invece di fare la classica telefonata all'amico un po' mariuolo coi giri loschi, che la sa lunga e che "non te preoccupa', ce penso io" - va direttamente a Centocelle a rompere il culo a tutta la banda de Er Murena. Poi, quando ritrova la Punto a pezzi, appoggiata sui mattoni, col cofano già dallo sfasciacarrozze e l'autoradio sulle bancarelle di Porta Portese, impazzisce completamente e va a menare pure i capoccia della mafia del Brenta, della camorra e di Cosa Nostra, usando gli sportelli della macchina legati alle braccia.
Ecco, una cosa così.

E in 'Tom Yung Goong' ci sono anche altre cose che fanno ride, come la scena in cui una classicissima scazzottata al porto si trasforma in una megarissa Bud Spenceriana nel momento in cui il cattivo chiama rinforzi tirando un anello, che aziona una super-sirena capace di radunare in un baleno ciclisti acrobatici, pattinatori (giuro, non scherzo) e motociclisti borchiati.
Ecco, in questo modo tu - regista - mi hai dimostrato di essere completamente folle e fuori dal tempo, e per questo io non posso fare altro che apprezzarti.

Cose bizzarre a parte, però, vi posso assicurare che 'Tom Yum Goong' (almeno in buona parte) verrà ricordato negli annali del cinema d'azione per una serie di scene che definire "incredibili" è poco, capaci di far impallidire anche lo stesso Tony Jaa e il suo precedente 'Ong Bak'.
Si comincia proprio con la sequenza al porto: prima si assiste ad una scena snuff, con Tony che scaglia un calcio rovesciato volante sulla testa di un povero cristo di stuntman (e voi ditemi quello che vi pare ma io sono convinto - da qui l'uso dell'aggettivo "Snuff" - che quel tizio sia morto; la scena è al ralenty, e si vede benissimo che l'impatto tra testa e piede C'E' e pure forte, quindi quel tipo dev'essere morto per forza, nessuno sopravviverebbe ad una cosa del genere), e poi si prosegue con una serie di camminate sul muro che a confronto l'Uomo Ragno è una pippa e con un'inquadratura che vede Jaa sospeso su un vicolo - con i piedi appoggiati su una rete metallica e una parete - e mentre una moto gli passa tra le gambe lui fa una capriola all'indietro e riesce a prendere al volo il centauro afferrandolo per il casco.

Il vero clou del film è però un piano sequenza tra i più belli che si siano mai visti in un action movie: in una sola inquadratura in movimento, senza stacchi, Jaa entra in un palazzo e percorre un'intera scalinata spaccando i femori di tutti quelli (e sono TANTI) che gli si parano davanti, portando a termine una scena che deve aver richiesto una pianificazione meticolosissima e una preparazione fuori dal comune da parte dell'attore e dell'operatore. Durante la scalata ai piani alti dell'edificio, infatti, non solo viene mazziato un numero impressionante di stuntman, ma vengono anche ridotti in atomi vasi, balaustre e paraventi, e vengono letteralmente scagliati in aria uomini che - dopo un volo di almeno sei/sette metri - finiscono con lo schiantarsi su vetrine et-similia.
Un solo calcio fuori posto e avrebbero dovuto ricominciare da capo, ricomponendo pezzo per pezzo tutta la scenografia già in frantumi. Pensate al regista il giorno prima di girare 'sta scena, inginocchiato per ore a pregare Budda ché tutto filasse liscio...
Un incubo diventato una scena da applausi.

Il consiglio - a patto che vi piaccia il genere - è quello di procurarvi a tutti i costi 'sto film e di godervelo già ubriachi di birra e pronti a sottolineare ogni calcio con un rutto, ma la preghiera è quella di non diffonderlo troppo, altrimenti tra qualche anno ci ritroveremo Tony Jaa - il Dio del Calcio in Faccia - appeso ai cavi a fare qualche pagliacciata americana in cui mena tutti perché gli hanno rubato la Chevrolet, e quando questo accadrà sarà un giorno da ricordare con tristezza.