HARD BOILED (Lashou shentan)

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REGIA: John Woo
CAST: Chow Yun Fat, Tony Leung Chiu Wai, Teresa Mo,
Philip Chan, Philip Kwok, Anthony Wong, Kwan Hoi-Shan
1992 Honk Hong 126m
POLIZIESCO




Filippone (in Porcoddena) 

Tequila (Chow Yun Fat), uno sbirro dal grilletto facile, è deciso a sgominare un traffico d’armi gestito da una banda in cui è infiltrato un altro agente di polizia.

Un film d’azione made in Hong Kong che segna un punto di non ritorno per tutto il genere, un caposaldo dell’action movie stra-copiato in tutto il mondo: ‘Hard Boiled’ è il burattinaio occulto che ha mosso i fili di decine di pellicole simili negli anni che lo hanno seguito, un film sconosciuto al grande pubblico (per via della sua limitata diffusione in occidente) ma imparato a memoria da gran parte dei cineasti di ogni parte del globo dediti alle sparatorie su celluloide. Credete stia esagerando? Guardate la data di produzione (1992), e ditemi se prima di allora avevate mai visto – nel cinema d’azione americano – persone sparare con una pistola per mano, armi puntate al volto a braccio teso e a distanza ravvicinata, e conflitti a fuoco intervallati da brevi ralenty. Mentre gli spettatori dagli occhi a mandorla conoscevano questo stile già da anni (in parte grazie proprio allo stesso John Woo), il pubblico di visi pallidi è stato travolto da un’orgia di ralenty e pistolettate a due mani proprio per via dell’impatto che ‘Hard Boiled’ ha avuto sull’immaginario di molti registi e sceneggiatori, gli unici – assieme agli appassionati hardcore – che avevano la voglia di (e conoscevano i canali giusti per) entrare in contatto con una cinematografia all’epoca pressoché sconosciuta.

Copiato innumerevoli volte, certo, ma raramente (ma sarebbe più appropriato dire “mai”) eguagliato: quello che distingue ‘Hard Boiled’ da un qualsiasi clone è il talento e l’ispirazione con cui è stato piazzato ogni ralenty, ogni colpo di pistola ed ogni movimento di macchina da presa, riuscendo a rendere ogni scontro armato con una vivacità ed un ritmo che riuscirebbe a trascinare anche il più inamovibile detrattore del cinema orientale d’azione e che potrebbe far mangiare la polvere ad un qualsiasi ‘Speed’ o ‘Die Hard’. Chi volesse compilare un’antologia dell’action movie non potrebbe non citare il mega-finale di ‘Hard Boiled’: quaranta minuti buoni occupati da un delirio di pallottole intento a radere al suolo un intero ospedale, con scene politicamente scorrette che mostrano pazienti inermi crivellati dai colpi e neonati spruzzati di sangue.

A rendere unico questo film, poi, è la presenza del Dio della Sparatoria in persona, quel Chow Yun Fat capace di trasformarsi da “bambolotto inespressivo e un po’ soggetto” a “furia dall’inferno” nello spazio di tempo che serve ad estrarre un fucile, un attore nato per rovesciare una pioggia di piombo sui cattivi della situazione.

Nelle mani di Hollywood, poi, materiale simile sarebbe stato terreno fertile per il solito spettacolone asettico, perbenino (pensateci: sangue sui neonati in un film hollywoodiano; ma quando mai?) e vuoto; nelle mani capaci di John Woo, invece, l’azione sfrenata viene accompagnata da personaggi con un minimo di spessore (uno su tutti: il cattivo bendato con un suo codice morale) e da una sceneggiatura che poggia sui temi da sempre cari al regista, come la lealtà assoluta ad un’amicizia virile. Un’orgia di spari, sì, ma con un’anima.

Copiatissimo, osannatissimo, esageratissimo e svilito da una colonna sonora musicale rivoltante, ‘Hard Boiled’ è un titolo imprescindibile per chiunque si dichiari appassionato di film d’azione e di cinema “off”, una pellicola che si è rivelata essere un’avanguardia che ha ispirato e spianato la strada al cambiamento irreversibile di un intero genere.