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Bidet

Attenzione: questo articolo affronta un tema la cui efficace esposizione impone l'uso di una terminologia cruda e la descrizione di scenari in contrasto con lo stile abituale di questa rivista. Me ne scuso coi lettori, cogli altri collaboratori e col direttore. Dalla prossimo mese riprenderò il tono sobrio che solitamente contraddistingue questo spazio. Lettori sensibili, siete avvisati: se vi disgusta l'evocazione di immagini forti, allora girate pagina subito (e non vi lamentate poi).

Vai in Svizzera e pensi: "Mah, saranno zozzoni, o magari questo albergo è economico". Poi vai in Australia e cominci ad avere dei dubbi, che ti si confermano l'anno dopo, nel tuo viaggio in Scandinavia. Allora fai una mini inchiesta e quello che pensavi impossibile è invece una realtà: no, il bidet proprio non ce l'hanno. Non in America, non in Belgio ne' in Patagonia; nemmeno in Francia, che gli ha dato il nome, sopravvive questo essenziale gadget della mia vita. Ovunque nel mondo il bidet è in via d'estinzione, e viene considerato "una cosa da puttane", come mi ha candidamente confessato un amico statunitense.

Personalmente l'ho scoperto tardi (durante l'adolescenza, quando scopri il mondo), e perdipiù di riflesso; come ogni adolescente (almeno lo spero) ho vissuto quella fase in cui i preliminari costituiscono LA vita sessuale: le mie coetanee non la davano spessissimo (anche per evitare gravidanze), ma facevano qualsiasi altra cosa con gioia, e quindi il sesso orale in tutte le sue varianti era assai praticato (e resta tuttora alto nella mia top ten). Ad un certo punto mi sono accorto di una cosa: anche se la guagliona oggetto delle mie attenzioni era lontana da una doccia da ore, il suo pregevole organo sessuale era sempre pulito e profumato. Com'era possibile? Che per caso ce l'aveva autopulente? No; la risposta era più facile. Quando si alzava dal letto dicendomi "scusa, vado un momento in bagno", la brava giovane non andava a fare pipì, bensì a farsi un bidet: brava. Così ho imparato (dalle donne, in queste cose molto migliori degli uomini) che anch'io potevo essere più fresco e attraente in ogni momento della giornata semplicemente utilizzando il buon vecchio oggettone di porcellana (che fino a quel momento non m'aveva suggerito nulla); ecco com'è stato che la frase "scusa, vado un momento in bagno" è entrata nel mio lessico abituale (con grande sollievo delle mie partners, immagino). E poi da quando mi ci sono seduto sopra e ne ho scoperto la straordinaria utilità (e qualità consolatoria), non l'ho più abbandonato.

Dicono i miei amici nordeuropei: "Siete voi che siete zozzoni! Noi ci facciamo la doccia ogni mattina, mica abbiamo bisogni di lavarci a pezzettini, oggi questo e domani quello...". E io rifletto (e scusatemi l'immagine):

Un non utente di bidet si sveglia, fa colazione, si fuma una sigaretta e poi espleta le sue funzioni naturali. Quindi si fa la doccia, si veste, si rade, si beve un altro goccino di caffè e gli si risveglia l'intestino. Che fa dopo? Si rifà la doccia? Macché: ovviamente si concede una dose extra di carta igienica e poi via, verso una nuova, radiosa giornata. Che poi la carta igienica utilizzata con vigore nel tentativo di sterilizzarsi il culo dopo l'uso, è alla base di un sacco di sfighe anali come le emorroidi, le ragadi, le fissure (che non so se esistono ma mi sa di si), e ovviamente il banale "prurito-che-poi-crea-una-spaventosa-pista-sulle mutande" . Vuoi mettere l'acqua corrente, magari calduccia, che ti lava via tutto e ti monda come un infante?

Io voto per il bidet, faro di civiltà e simbolo di un'Italia che lavora, mangia, poi caca e si pulisce il culo come cristo comanda. E se ci penso bene sono pieno di curiosità: chi ha inventato il bidet? Quando? Come mai in Europa sta scomparendo? Verrà vietato dalla Cee? E dei nostri parlamentari, quali non se lo fanno e quali invece lo apprezzano? E dei musicisti? Come vivono Fatboy Slim, Trent Reznor o I Basement Jaxx senza il bidet? Mah...

(pubblicato 2/00)