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mini minor

Alexia (09/01)


S'è tanto parlato negli ultimi anni di Rock Satanico e dei possibili influssi demoniaci propagati attraverso la musica: parole mandate al contrario, messaggi subliminali, simbologie infernali... Tutte supposte manovre per instradare la nostra sana gioventù verso il Male. Ovviamente gli Alfieri di Belzebù avevano l'aspetto giusto per essere immediatamente identificati dall' "esperto" di turno: brutti, sporchi, ambigui, vestiti di nero, con lo sguardo stralunato e un armamentario da messa nera. Basta pensare al ridicolo puttanaio sollevato in Italia per l'arrivo di Marylin Manson. Ma come: a me, (che ho un'educazione cattolica) m'avete sempre detto che il demonio tentatore si nasconde, si traveste, si camuffa e poi puntate il dito contro il più ovvio dei travestimenti? Non ce n'è: se fossi Dio sarei furioso con questi demonologi dilettanti che nella foga di andare da Costanzo sbagliano tutto. Quindi stavolta Mini Minor si trasforma in un supplemento speciale dell'Osservatore Romano e vi svela la presenza delle Forze del Male nella musica, ma non in quella bonaria di Ozzie Osborne, bensì tra le note sudicie e perverse di una diavolessa perfetta, faccino acqua e sapone, milioni di copie vendute e una passione libidinosa per Satanasso da fare impallidire Alistair Crowley: Alexia.

Abbiamo scoperto questa figlia di Lucifero qualche anno fa, quando su una melodia diabolicamente accattivante ci cantava "Happy", il suo primo successo. Il ritornello di "Happy" diceva: "Happy, shalalalà, everybody should be happy, shalalalà, it's so nice to be happy, shalalalà...". Insomma, ecco il suo messaggio: essere felici. Se sei infelice, per esempio perché ti pare di vivere in un mondo di merda, sei un fesso: è così bello essere felici che tutti dovrebbero esserlo. Lottare per un mondo più giusto? E chi ha tempo? Bisogna essere felici! Come? Alexia non lo diceva (almeno nella sua prima canzone); ecco, a titolo di esempio, alcuni dei sistemi recentemente utilizzati per cercare di esserlo: le droghe pesanti, lo stupro, il traffico di organi, l'ignorare che nella tua città c'è chi dorme per strada e mangia immondizia, l'acquisto compulsivo di telefoni cellulari, l'uso sregolato di autoabbronzanti, l'omicidio della mamma e del fratellino...

Immagino che qualcuno di voi stia pensando: "Ma non gliene va mai bene una, a 'sto Messina: questa è solo una canzonetta con un messaggio del cazzo. Punto e basta". Aldilà del fatto che le canzoni contribuiscono alla formazione della mentalità, soprattutto nella fascia 10/16 anni (quella del pubblico di Alexia), trovo che convincere un dodicenne che la felicità sia il principale valore da perseguire non potrà che generare l'infelicità di chi gli sta intorno. E poi a me l'idea di vivere in un mondo in cui tutti sono felici mi fa orrore: preferirei che fossimo tutti completamente svegli (e quindi inevitabilmente un po' infelici). Perfino nella costituzione americana, che la prevede, la "ricerca della felicità" viene solo terza, dopo la libertà e la giustizia.

Ma se fosse finita con "Happy" non avrei mai scritto questo Mini; il fatto è che, dopo qualche anno di latenza, Alexia è tornata col secondo capitolo della sua Bibbia Satanica: "Money Honey". Il ritornello dice: "I want your money, honey, I don't want your body, I don't need your love" (Voglio i tuoi soldi, dolcezza, non voglio il tuo corpo e non mi serve il tuo amore). Una canzonetta innocua? Forse, ma in fondo potrebbe essere pure l'inno di Pietro Maso (che qualche anno fa uccise i genitori per ereditare). E comunque sia ci fornisce la chiave per interpretare "Happy": sono i soldi che fanno la felicità; non il sesso, ne' l'amore (figurarsi la pace nel mondo, la giustizia sociale o la fine della globalizzazione). Il top della vita? Fare i soldi, o meglio levarli a chi ti ama, per poi essere felici. E questa sarebbe "musica per ragazzine"? Brrr...


© 2002 Sergio Messina