ZIO CIRO SUBITO COTTO 60.
La Recensione.




Presto o tardi, anche l’individuo più anaffettivo e scalcinato che l’umanità ricordi, nell’arco della sua vita avrà a che fare col portentoso fenomeno dell’Hobby tentacolare, una creatura mitica che prima lo acciuffa per la gola in modo tenue e disimpegnato, poi lo accalappia e lo soffoca in una morsa irreversibile.

Viene messo in scena il solito, eterno modus operandi: si comincia alla leggera.
Una mattina ad esempio scopri che ti piace l’atletica, allora ti metti in pantaloncini e ai piedi indossi scarpe da ginnastica terrificanti, della consistenza del cartone simile agli anfibi di quando noi italiani andavamo in guerra in Russia e nella testa c’è quella cantilena rallegrata e leggera che incalza… “Queste scarpe vanno più che bene, tanto devo fare solo una corsetta”.
Poi il tempo passa, ti scopri sempre più bravo ed esigente, allora vai da Decathlon e ti compri una scarpetta economica ma più tecnica. Passa un altro po’ di tempo e alla fine diventi un cliccatore compulsivo di negozietti online a Santiago del Cile e in uno schiocco di dita ti ritrovi a pesare col bilancino scarpe da ginnastica leggerissime, super tecniche e composte da filigrane di fibra di carbonio!
Finisce sempre così. E’ una costante della vita di ogni vero appassionato. Dal “mi accontento, tanto è solo una roba passeggera” a “diomio voglio il meglio tutto e subito” il passo è brevissimo.

E lo stesso accade anche per noialtri ossessionati dal miracolo senza tempo della panificazione.
Qualunque argomento abbia a che fare con l’Arte Bianca, l’appassionato novizio comincia a cercare informazioni utili nei motori di ricerca e in men che non si dica si trova catapultato dentro gli innumerevoli forum dedicati.
Impara tantissimo e mette in pratica gli insegnamenti collettivi servendosi del proprio forno di casa.
E si dice, “Wow che risultato. Per me già va bene così”.
Eppure nella testa aleggia quel vago senso di fastidio sottopelle, quella percezione di disagio avvertita quando si scopre che c’è sempre qualcuno che le cose le fa meglio di te (l’erba del dannato vicino che è sempre più verde).
E l’input che scaturisce in lui è uno e uno solo: "O mando tutto al diavolo, oppure m'infogno nella via del non ritorno".

E infatti non passa neanche un mese e l’appassionato è già alle prese con un fornetto Ferrari ultramodificato, che quando lo accende le luci dei lampioni dell’intero quartiere diventano tenui e perdono e aumentano d’intensità in maniera ritmica per colpa della botta energivora!
“Benissimo così, direi che adesso ci siamo”. Fino al giorno in cui gli passa sotto al naso il portentoso Forno EffeUno…
“Ma dai, non ci farei niente, è troppo sofisticato per me”. Talmente sofisticato che ritroviamo il nostro amico in attesa di ricevere l’EffeUno direttamente sulla mensola della cucina.

E qui avviene il primo step, che chiameremo lo step del Nirvana Elettrico.
L’appassionato capisce che le sue produzioni sono aumentate di livello e per un po’ si sente il padrone del mondo!
Giusto il tempo di farsi invitare a casa di qualche amico possessore di FAL - il mefistofelico forno a legna, o il FAG, il suo cugino con combustione a gas - e scoprire con disappunto che rispetto alla sua pizza, questa delizia che ha tra le mani sembra provenire da un pianeta meraviglioso lontano miliardi di miglia dalla nostra scontata Terra!
E la mente dell’appassionato è oramai un buco nero sempre più minaccioso coi lampi intorno, una voragine oscura che continua a mulinare considerazioni di lana caprina…
“Allora. Col forno elettrico il calore viene trasmesso per Conduzione e Irraggiamento, mentre col forno a fiamma il calore viene sprigionato dal solo vero Dio del calore, Uno e Trino, composto dalla Conduzione che è il Padre, l’Irraggiamento che è il Figlio e la CONVEZIONE che è lo Spirito Santo! Già, la Convezione… e il forno elettrico quando mai te la produce 'sta convezione. Basta! Ho deciso. Mi compro un forno serio!”.
Ci siamo capiti. Non se ne esce.

Tornando ai giorni nostri, sono un paio d’anni che ho ridato la giusta importanza al ‘dindarolo’, l’immarcescibile salvadanaio dove depositare tutti gli spiccetti della spesa. Metti oggi metti domani, ho cominciato a prefigurarmi nella testa l’immagine del piccolo Kurando appassionato di pizze che rompe il salvadanaio, conta la moneta sonante e capendo che il malloppo è più che consistente, comincia a ridere a trentadue denti, poiché quei danari sa già a chi verranno destinati.

Per tutto questo tempo ho avuto modo di guardare in faccia la realtà e capire che in una città sovraccarica come Roma, non si può comprare un forno a legna e affumicare il vicinato a colpi di fuliggine appicciona. Per cui le mie antenne hanno subito captato la magnifica alternativa della soluzione a gas.
Inizialmente ho visto in funzione alcuni forni a gas in inox, dove è spiccato senza troppa fatica il Pizza e Brace dell’Alfa Pizza. Bello da vedere e da toccare con mano.

Il salvadanaio si appesantiva e io ero lì a fantasticare, col preciso intento di comprarmi a tempo dovuto l’Alfa Pizza.

Ma non avevo fatto i conti coi forni Zio Ciro!

Lo shock che ha scombussolato i miei punti di riferimento, è giunto come una folgore in occasione della Quarta Convention Nazionale del forum La Confraternita della Pizza.
E’ scoccato un vero e proprio colpo di fulmine!
Una schiera di zii Ciri alimentati a gas, di varie fogge e materiali, che hanno lasciato di sasso amatori e professionisti del settore.
Ora diciamocela tutta, il cavallo di battaglia della ditta è il Subito Cotto 80.
Forno bello, massiccio, spazioso e super performante.
Il limite dello Zio Ciretto 60, quello da me prescelto, è sempre stato lo spazio angusto della platea in presenza della legna; spazio recuperato con gli interessi nella versione che monta l’impianto a gas.
E ovviamente lì dove la sua dimensione ridotta è sempre apparsa come un limite se paragonata al modello più grande, in realtà col gas questo limite si è trasformato in un valore aggiunto per la rapidità con cui il forno si scalda e per la potenza di calore emanata anche a fiamma bassa.
Una roba indescrivibile a parole.
Toccherebbe trovarcisi davanti: un coacervo di trenta fungoni a gas messi assieme, riferiti a quegli affari alloggiati fuori dai locali mangerecci che scaldano gli avventori in pieno inverno.
Così com’è indescrivibile il calore rilasciato lentissimamente a forno spento, dimostrando una volta per tutte la netta differenza tra un forno massiccio in calcestruzzo refrattario e uno in inox con la sua inevitabile e repentina perdita di calore.


E insomma, ieri ho esordito per la prima volta con lo Zio Ciretto, con tutti i timori e la reverenza del caso.
Per quanto riguarda gli impasti mi sono tenuto volutamente basso d’idratazione, temendo la disfatta dietro l’angolo.
E invece, mentre ero lì a stendere i dischi di pasta e di tanto in tanto buttavo un occhio verso quel Golem incandescente che imperturbabile mi attendeva, una volta giunto davanti alla fornace, ho lasciato scivolare l’impasto farcito di delizioso pomodoro e morbido fior di latte e in poco più di un minuto il calore ha dominato, forgiato, scolpito e colorito una incredibile pizza che manco tutti i forni elettrici del mondo avrebbero saputo fare meglio!

E posso dirlo tranquillamente: dal duo Zio Ciro e il bruciatore Drago Avanzini, è scaturito un portento che dovrebbe spingervi a riconsiderare la possibilità di riempire di monetine il vostro salvadanaio.

Per cui, amici appassionati coi miei stessi requisiti (abitazione con poco spazio esterno, ubicata in mezzo ai palazzi di una metropoli).
Il Subito Cotto 80, non si discute, è il Boeing 747 casalingo dei forni a legna.
In tre parole, capiente, performante e bellissimo.

Eppure, il 60... messo nettamente in ombra dall’80, in realtà riflette di orgogliosa luce propria.

Garantito.

Altra questione.
Importantissima, soprattutto di questi tempi assai contraddittori.
E’ meraviglioso interagire con una ditta seria, che sa quanto valga il rapporto con il cliente. Sa quanto Internet possa portare consenso o alimentare insuccessi. Ma soprattutto è una ditta che ha la capacità di comunicare con coerenza e correttezza, facendoti sentire parte di una bella realtà tutta italiana. E’ come quando ti rechi a comprare un cibo di qualità direttamente dal produttore e ti senti pervaso di benessere perché puoi parlarci di persona, contento di sostenere una buona causa.

Grazie Zio Ciro.

Kurandone è contento.






Kurando.
Ottobre 2015.

Giano Zafferallo. Gambero Bronx. Fabio Di Cesidio.