Le Convention del Forum La Confraternita della Pizza.


Di norma, la raccomandazione più comune rivolta ai frequentatori compulsivi dei forum di discussione presenti in rete, è quella di spegnere il computer e godersi l’esistenza all’aria aperta coi propri simili.
Perché il forumista accanito, nell’atto di approfondire e condividere la sua passione, corre spesso il pericolo d’ingarbugliare il mondo virtuale con quello reale.

Ma per fortuna il forum de La Confraternita della Pizza, quando si è trattato di uscire di casa e incontrarsi di persona, ha sempre colto la palla al balzo organizzando raduni di mangiate di pizza inesauribili e la più celebre Convention Nazionale, per mettere in pratica quanto di buono imparato dall’immenso database del forum.

La prima Convention prese vita nel 2012 e per due anni consecutivi, a detta di chi vi ha preso parte, una comitiva di amatori della pizza trasformò un convegno aperto ai professionisti del settore in una famiglia allargata.
Tempi irripetibili, dove tutto era possibile e dove l’inedito connubio tra dilettanti e maestri pizzaioli (impensabile fino ad allora), sdoganò per sempre tutti i precetti dell’arte panificatoria segretamente custoditi da generazioni.
Questa minuta comunità nel tempo è cresciuta e come un piccolo orto seminato con amore e dedizione ha generato succosi frutti che molti di noi hanno colto e addentato con gusto.

Io conobbi il forum della Confraternita poco dopo il termine della Seconda Convention e presi a farne parte.
Le vicende che seguono (l'irripetibile triennio delle meraviglie 2014 - 2016) sono i miei estratti più significativi delle Convention che ho vissuto e goduto di persona.
Un medley di succulente storie di vita tutto da leggere. Date retta a zio.



IGEA MARINA. Terza Convention Nazionale. Maggio 2014.

Ci sono volte in cui le parole da sole non bastano a descrivere tutte le robe massicce che accadono fra persone provenienti da ogni dove.
Sono quelle volte in cui persino lo scatto fotografico che immortala il momento, non renderebbe giustizia all’appagamento profondo che solo l’esperienza dal vivo può dare.
Sicuramente vi sarà capitato d’imbattervi in casa di amici che vi mostrano con orgoglio seimila terabyte di fotografie della vacanza appena trascorsa.
Voi siete lì col sorriso di circostanza che esaminate le immagini variopinte, ascoltate i racconti ingrifati dei padroni di casa, ma dentro di voi capite che manco sedici sacchi di juta zeppi di fotografie clamorose potranno trasmettervi la gaiezza dei vostri interlocutori. E sto epilogo risaputo di solito sfocia nella rottura di palle dentro noi stessi, diciamocelo. Poi si è ospiti e uno sorride di circostanza ovviamente.

‘Sto ragionamento per dire che quanto accaduto a Igea rimarrà impresso solo nei cuori di chi c’era, mi pare assodato come concetto, ma in finale avere una tastiera sottomano e un sacco di parole gratis da digitare, mi dà l’opportunità di aggiungere un po’ di cose che ho vissuto in prima persona.

Quest’anno abbiamo avuto due Convention che hanno viaggiato in parallelo e che spesso si sono pericolosamente mischiate: la Convention Istituzionale e la Convention Pirata.

Sulla Convention istituzionale ho pochissimo da dire, se non che i maestri Maurizio Capodicasa, Giancarlo De Rosa, Salvatore Di Matteo, Cristina Lunardini e Sergio Maria Teutonico hanno mostrato il loro grande valore umano prima ancora di quello professionale.
Personalmente m’inchino al loro cospetto, poiché abbiamo avuto a che fare con degli autentici signori. […]

Passiamo quindi alla Convention dei pirati, quella che mi ha fatto capire che nessun luogo al mondo avrebbe potuto eguagliare alcuni momenti di pura follia calorica.
Sì, perché la vera magia dello stare insieme, si manifesta nei lassi di tempo più insospettabili…

Sabato sera. Dopo una giornata a seguire lezioni a iosa, ci siamo goduti una meritata cena.
Tutto regolare, come la sera precedente, peccato che a un certo punto è salita in pompa magna una sorta di Sodoma e Gomorra in terra romagnola!
All’esterno dell’hotel due forni a legna avvampavano calori infernali da quel dì, nel frattempo in televisione ci si illudeva che l’Atletico Madrid potesse fare il miracolo nella finale di Champions League. Gente dappertutto, di fuori, dentro a vedere la partita e in sala mensa al primo piano a bivaccare oltre la canonica cena.
Salgo su a buttare un occhio alla situazione e vedo una tavola piena di felicità e risate. Troppe risate. In un attimo scopro che Bibodj stava distribuendo in giro liquorini e vinelli magici. E subito Brunello mi blocca e mi dice “dove vai, fatti un goccio” e io “no dai, non è che amo molto bere”… immediatamente, quattrocentocinquanta occhi puntati su di me mi convincono a farmi un bicchierino seduta stante.
Un bicchierino, che poi è diventato un secondo bicchierino, che poi sono diventati tantissimi bicchierini!
Roba liquida d’altri tempi, il sapore dei nettari assoluto.
Ho stimatissimo Bibodj per parecchio tempo quella notte.
Quando stavo per perdere contatto con la realtà e insieme a lei la mia dignità, si decide di scendere giù tutti quanti, riversandosi fuori dalla hall a fare i conti con le pizze sfornate ai ritmi di una al minuto.
Tra la folla, risaltava subito Deltagialla, presenza assoluta e costante davanti alle fornaci: l’alcol che mi pompava nella testa, mi ha fatto percepire Delta come un antichissimo guardiano delle fornaci con le braccia conserte che gestiva con sguardo esigente l’animato traffico d’impasti.
I confratelli in schiera erano lì a infornare pizze come se non ci fosse un domani.
Scorre ancora del tempo, si fa quasi mezzanotte e la piazzola esterna si dimezza in modo sospetto.
M'assale una strana sensazione.
Faccio un giro di nuovo in sala mensa al primo piano, sento un leggero brusio proveniente dalla cucina, mi affaccio e lì dentro… l’INFERNO vero!
Pareva un fumoso rave party.
Solo però che al posto degli stupefacenti chimici, c’era Salvatore Di Matteo a cucinare un’infinità di FRITTATINE alla Di Matteo, provenienti direttamente da via dei Tribunali numero novantaquattro!
Una cosa pazzesca. Non finivano mai. Allora io che faccio. Ne prendo una per assaggiarla con discrezione, ne prendo due perché poi pare brutto, ne prendo tre e già mi allargo un po’ e alla fine non mi fermo più. Prendo a mangiare senza criterio alcuno e lo stupefacente fritto d’olio di Salvatore comincia a fare effetto, molto più dei santi vini precedenti! Il panico vero!
Smette un secondo Salvatore, tanto per riposare le mani e parte subito AndreaAlassio con le pizze fritte, opportunamente infarcite di zucchero sparato sopra a cascata.
E poi uno dei più bei momenti di sempre.
Onorino, alle prese con una biga di sei tonnellate pronto ad impiegarla per la realizzazione dei suoi famosi MARITOZZI.
E vabbe’, quelli sono stati attimi incredibili.
Risate a dismisura e Onorino che buttava nell’impastatrice di tutto e di più.
Rigorosamente a occhio!
“Onorino, perdonami, di acqua quanto hai messo? E di burro?”
E lui, “così!”, usando pollice e indice ad altezze variabili come unità di misura.
E mentre impastava, non riusciva a fare a meno di sghignazzare come un vizioso.
Io a una certa ora ho dovuto fare l’indiano, defilandomi come un fantasma e facendo giusto in tempo ad aprire la porta della mia stanza e morire sul letto, risvegliandomi la mattina seguente con un calzino ancora al piede.
Bellissimo! Soprattutto perché le mattine bisognava svegliarsi presto per le lezioni come neanche i soldati di Full Metal Jacket. […]


ALASSIO. Quarta Convention Nazionale, Autunno - Inverno. Ottobre 2014.

Hai presente quando vai in montagna, tutto abbigliato tecnico, con le racchettine e i fusò scaldamuscoli e ti metti la mano di taglio sulla fronte per schermare i raggi solari, tipo saluto militare, e nel frattempo gli occhi a fessura scrutano con timore la vetta innevata più alta e impervia, circondata da nuvole in movimento, che creano luci e ombre impressionanti?

Ecco, Alassio è stato così.

Una cima ostica e inflessibile, un luogo capace d’intaccare il fisico e la mente se preso alla leggera…

Affrontare viaggi del genere è come quando te ne vai in trasferta per sostenere la tua squadra del cuore, pronto a macinare chilometri e superare gli ostacoli più infidi (Alassio mica sta dietro l’angolo porcoddue), tutto per quei novanta minuti calcistici di ferro e fuoco. Solo che le trasferte dell'A.S. Roma che mi sono fatto io, in prevalenza sono sempre andate a finire in merda, mentre stavolta non si è trattato di una sciocca partita, ma di uno spassoso rendez-vous coi sacri Confratelli. E quando il Dio della Pizza, tra le faville della legna chiama a sostegno, è impossibile rinunziare!

Ora come ora, a bocce ferme, davanti a una tastiera agghindato di vestaglia e pantofole, posso affermare tranquillamente di aver trascorso due splendide giornate di sole e godimento.

Ma è stata dura. […]

E dopo aerei, pullman, treni e camminate importanti finalmente giungiamo ad Alassio. […]

Al PalaAlassio, luogo ufficiale della Convention, un colpo d’occhio strepitoso.
Personalmente allungo un caldo abbraccio a tutti gli addetti ai lavori che ci hanno mostrato e lasciato utilizzare i loro preziosi forni.
Gli EffeUno, posizionati uno accanto all’altro, accattivanti e super performanti una volta accesi!
Questa è una ditta che si merita il massimo rispetto e non mi stupirei se fra qualche anno vedessi pure nonno Alfonso, dal nulla, utilizzare un EffeUno nel cucinino di casa sua!
La ditta Zio Ciro invece, con quei cannoni a gas assemblati nei loro bellissimi forni, credo abbia un po’ scombinato l’animo di tutti i presenti; il brusio incessante di fronte a quei modelli incandescenti ha dato prova del fatto che l’azienda sarda avrà molto da vendere in futuro! Personalmente sono rimasto basito dall’alta qualità messa a disposizione e ho avuto pure l’onore di pizzarci un po’ dentro… toppando alla grande in verità e venendo cazziato da confratelli più esperti, ogni volta che per palinare la pizza non la riadagiavo nello stesso punto più umidone della platea.
Poi accanto a me, avevo il confratello Ful28361, guru dei bruciatori artigianali e devo dire di averlo visto piuttosto convinto e soddisfatto (infatti si è accaparrato un Subito Cotto Dragomunito caricandoselo in macchina).
Infine non posso non sottolineare la competenza mostrata dai simpatici toscani del Pizza Party!
In mezzo a quegli Zii Ciro in piena attività vulcanica, mostroni infernali brucianti gas, il duo del Pizza Party non è stato da meno, dando fuoco alla legna e permettendo a tutti di sfornare pizze su pizze!
Uno spettacolo in azione! Avrei voluto non finissero mai quelle vampe di calore assurde. […]

E’ stato un bel colpo d’occhio sedermi in disparte su un muricciolo e godermi l’animosità attorno a me…
Confratelli mai visti dialogare fra di loro, semplici curiosi locali colpiti da tutto quell’affiatamento e stupefatti di assaggiare tanta buona roba uscita dai forni! […]

Anche il Campionato Amatoriale Pizza Che Passione è stato notevole.
Si rideva, si scherzava, ma era gara vera.

Ogni partecipante assorto nel suo impasto a dare il massimo, malgrado la caciara tutt’intorno.
Ed è stato bellissimo l’incitamento e gli applausi d’affetto degli altri confratelli!
La pizza veniva mostrata ai prestigiosi maestri pizzaioli, dunque veniva assaggiata e il restante disco farcito di bontà veniva spazzato via in pochi morsi da noialtri balordi famelici piranha! […]

Ma l’abbraccio a tenaglia, il gimme five quello dei campioni del mondo, va a O’guaglion, vincitore a mani basse della gara.
Semplicemente perché è stato il più forte!
Zi Pigi, il giorno prima della competizione mi diceva: “Ahò, mettiamoci accanto al forno dove sta ‘sto tipo, che oltre a sfornare pizze divine, sembra le faccia con lo stampino”. E io gli dicevo: “Che te credi che so’ nato sull’alberi, zi Pi? Mi pare chiaro che ci mettiamo vicino a lui. E’ da Igea che me lo osservo. Ed è da Igea che ho capito che è uno serio!”. E infatti…
Grande O’guaglion. Discreto e concreto.
Grande persona, non a caso amico stretto di Davidetex, non a caso un altro creatore sopraffino di pizze totali!
Che iddio vi preservi sempre così, amici miei.


IGEA MARINA. Quinta Convention Nazionale - Maggio 2015.

L’amico di una vita Treccani, ai vocaboli Conviviale e Fratellanza c’indottrina nel seguente modo…
“Che è caratterizzato da allegria e spensieratezza” il primo termine e “reciproco sentimento d’affetto e di benevolenza come tra fratelli” per quando concerne il secondo lemma.
Perfetto, ma a me ancora non basta e allora vi chiedo di fare una cosa.
Afferrate ben bene queste due parole con dentro i propri significati, tiratevi su le maniche, mescolatele insieme ad acqua, farina, sale e lievito e cominciate a impastare con forza e convinzione.
Vi uscirà una roba da maneggiare con cura che potremmo definire Convivianza, un miscuglio dalla potenza della bomba atomica e dall’intensità paragonabile al primo bacio della tua vita dato alla ragazzetta che ti guarda con due occhi grossi così!

Quando penso alla fauna umana che accresce e arricchisce la Confraternita della Pizza, i sentimenti mi si riempiono di Convivianza, che pronunciato non vale un granché, ma che nelle arterie pompa tanto di quel vigore che il sole d’agosto alle ore quattordici a paragone non è nessuno! […]

E insomma, chi non è venuto a Igea si chiederà come è andata la Convention di quest’anno.
Piuttosto bene direi, ma per i video, le esegesi e le spiegazioni tecniche rivolgetevi a qualcun altro, che io avevo da fare cose ben più importanti, tipo mangiare fino allo scoppio dell’intestino tenue (centrando l’obiettivo), ingollare liquidi come quando il medico ti dice di bere due litri d’acqua al giorno e a te non ti va (invece a me andava tantissimo e non era acqua) e ridere parecchio, di quelle risate fulminee che se putacaso stai mandando giù una fetta di pizza fumante e ti scappa il ghigno inaspettato, è capace che il pezzo dalla trachea ti spunti a frammenti dalle narici e tu diventi viola e poi muori. Ma muori felice e tutto il resto non conta più nulla.

Dunque. Rispetto alle precedenti Convention, quest’anno sono stato testimone di momenti epici, quel tipo di situazioni esaltanti che ti rendono fiero di esistere e di proclamare con enfasi “io c’ero… minchia se c’ero!”

Prima di descrivere almeno due situazioni centrali, non posso non citare il momento dei momenti, il super classico, la pietra angolare della Convention, che sono le sere poco dopo la canonica cena, quando una massa di gentiluomini e galanti dame, si danno appuntamento dentro e fuori l’albergo non per digerire bevendosi una sciocchezza, ma per dare il via alla Magnata Galattica di Dio più Lunga e Sconnessa della Storia dell’Umanità!
T’immagini un dopocena come fosse un aperitivino agiato, tanto per farsi compagnia prima della buonanotte, sbocconcellando stuzzichini con garbo e tono della voce contenuto. E invece manco per niente! Da cento metri di distanza nascosto dietro una fratta, crederesti di aver assistito a un mega raduno di quelli illegali che al posto della musica techno, vengono sprigionati fiumi in piena di cibo e bevande provenienti da ogni angolo d’Italia, mentre tutt’intorno un’umanità brulicante non si dà pace per almeno cinque ore di fila (tipico del dopo cena, proprio).
E qui è d’obbligo la prima segnalazione di peso.

Mentre a Zi Pigi (mio socio di stanza, di bevute, d’avventure e di mangiate supersoniche), raccomandavo di buttarci un occhio reciprocamente, giusto per verificare che uno dei due non svenisse male battendo il cranio sullo spigolo durante la caduta, al settantaduesimo dolcetto fatto in casa inghiottito con lussuria, tra la folla sbuca l’imponente capitan Lugonez, con una pila altissima di piadine su una mano e un contenitore enorme di squacquerone e barattoli di marmellata di fichi caramellati nell’altra. Si è sistemato su un tavolinetto, a testa bassa ha spalmato lo squacquero sulla piada, c’ha aggiunto le giuste cucchiaiate di marmellazza, ha diviso in spicchi e ha cominciato la distribuzione di quelle fette farcite già diventate leggenda.
Io in vita mia non ho mai assunto sostanze stupefacenti pesanti, ma sono convinto che le facce che ho fatto dopo aver assaporato quella delizia devono essere state le stesse di chi gli dà giù con disinvoltura di polveri chimiche: occhi sgranati e volto stupefatto/folgorato!
Regà, mi sono acceso come una trivella. Non so quanti pezzi ho mandato giù (intervallati da una cremina pizzicosa da sostituire ai fichi di tanto in tanto, giusto per non allappare la bocca), so solo che avevo stabilito un’amorevole sintonia col buon Asimmetrico junior, visto che io servivo lui e lui serviva me. All’infinito.
Enorme Lugonez. Ti voglio bene un cifrone. […]

Restando un attimo all’amico Zi Pigi, lui è un bevitore/cultore di birre artigianali. Se ne andava in giro con un borsino al collo poggiato al centro del petto, quella specie di marsupietto di tela che distribuiscono alle fiere di birra, per metterci dentro volantini, biglietti da visita, cartoncini circolari poggia boccale e quant’altro. Solo che lui ci aveva messo dentro direttamente il suo bicchiere di vetro (portato da casa), che uno direbbe vabbè, lo fanno un po’ tutti i beoni professionisti; giusto, ma resta il fatto che il suo bicchiere era sempre ricolmo di birra, per cui ti vedevi ‘sta scena buffa di Zi Pigi, con quel coso penzolante sul petto stile canguro marsupiale, che con le dita arpionava l’arpionabile da masticare con voracità, infilandosi tra la mischia, abbassandosi in avanti, deviando di lato, saltando un ostacolo, sempre col bicchiere ricolmo di birra e il marsupio intonso. Manco una micro esondazione. Niente. Non chiedetemi come faceva, ma lo faceva.
Insomma, parlavamo delle piadine atomiche di Lugonez.
Arrivati fin qui si sarebbe pensato a un finale di serata a base di dolci. Lo pensavo pure io infatti, non prima di vedere sbucare Onorino con una forma di formaggio grossa come il ruotino di scorta di un fuoristrada e Franko61 con un rifornimento di salsiccette di cinghiale, bresaoline mistiche e miele assurdo degli Dei!
Per l’amato Franko61, neanche ve lo dico, vale sempre lo stesso cerimoniale.
Coerente con il suo personaggio e mosso da gestualità conformi alla tradizione, ha dispensato la consueta, immortale pratica del RAI (Rituale dell’Assaggio Inaspettato).
Se non ricordate di cosa sto parlando vi rinfresco subito la memoria…

R.A.I.

Un aspetto di cui non parlo mai, ma che avviene praticamente SEMPRE, è quello che gli storici definirebbero il Rituale dell'Assaggio Inaspettato (RAI).

Liturgia praticata da Notturno Italiano e Franko61 in particolare (poi vi chiedete perché ronzo sempre intorno a 'sti due ragazzi!)

Il RAI può accadere in qualsiasi momento e se ti ci trovi invischiato, devi accettare il dono offerto dagli Dei senza mai domandare nulla, fare le facce strane o rifiutare contrariato.
Mai un diniego esplicito, sarebbe un oltraggio al rituale e se qualcuno di voi non dovesse credere ai sortilegi, sarebbe ora di ritrattare i propri convincimenti.

Tu sei lì che ti trovi a passare in una cucina brulicante confratelli in pieno fermento collaborativo e in maniera del tutto fortuita (non per me ovviamente) t’imbatti in Notturno Italiano o Franko61, ministri del culto della papilla gustativa in configurazione estatica.
Se hanno qualcosa di commestibile in mano e si dirigono verso te, tu non dovrai far altro che chinarti al loro cospetto e perderti nei loro sapienti occhi. E di lì a poco il RAI si manifesterà in tutta la sua potenza…

Col viso raggiante ti faranno assaggiare il loro nutrimento segreto, con movenze ben definite che ricordano il sacramento dell’eucarestia e il massimo della vita di chi lo riceve, è assaggiarlo direttamente dalle loro mani e non perdere mai di vista la soddisfazione sgorgante dai loro occhi.
Solo allora ci si potrà abbandonare nella propria vertigine di gusto.

Ieri Notturno Italiano dispensava ai confratelli nei paraggi la sua composta di cipolle.
Dal colore, la consistenza e la forma si sarebbe subito pensato a dei vermi anelloni avviluppati in una melassa nera come la pece ed è in quegli attimi che il confratello deve mostrare tutta la propria fede e riconoscenza. Fidandosi!
Mai tirarsi indietro, mai.

Ma arriviamo al momento clou dell’intera Convention.
La sorpresa insperata, l’epifania improbabile, lo spartiacque definitivo che segnerà un solco profondissimo tra passato e futuro, tra sacro e profano della Confraternita.
Pinomerenda.
Regà, prima di far partire il racconto io vi dico solo questo: Pinone uno di noi tuttalavita!
Personalmente di lui temevo soltanto il cibo e assolutamente per niente le sue scelte ideologiche.
Ho svariati amici vegani convinti, che pur di restare fedeli ai propri principi mangerebbero aghi di pino essiccati dichiarando di essere la cosa più gustosa del mondo. Voglio bene ai miei amici e me la sono fatta prendere sempre bene, anche quando m’invitavano a deschi ricolmi di pietanze vegan ritenute un tripudio di gusti esaltanti, quando in verità il sapore di quelle cose sapeva di zampe di cane bagnato fradicio d’acqua piovana e io volevo soltanto scappare lontanissimo come una saetta per piangere solitario in santa pace.
Tornando a bomba, il buon Pinomerenda fino ad oggi è sempre apparso al forum come una figura mitologica, metà uomo metà albero maestro.
La domanda più gettonata di quando ci s’incontra dal vivo è la sempre la stessa: “ma Pinomerenda esiste davvero? Oppure è un fake creato ad arte?”
E anche a Igea, una cortina di mistero e curiosità soffiava soffusa.
“Ma è arrivato Pinomerenda? Ma chi è 'sto Pinomerenda?”

Pinomerenda, un nome dietro il quale si nascondeva tutta una roba occulta, pentacolare e segretissima. E non esagero se mi riferisco a cose paranormali e imperscrutabili ai livelli delle sorelle Fox, quelle che facevano le sedute spiritiche scrocchiando le giunture delle articolazioni per rendere il tutto più d’atmosfera (che sòla che erano, mannaggia a loro che si sono fatte scoprire).
E così dal nulla, mi si presenta davanti Pinomerenda.
Un pischello col sorriso sempre in canna, il look da rocker consunto e l’occhio vissuto di chi di ne ha viste tante. In compagnia di Chichina, altro personaggione che avrebbe meritato maggior tempo e approfondimento.
Insomma che ti combina il Pinonerenda? Che con la Convention a pieno regime arriva finalmente il suo momento; si sceglie la postazione, controlla il forno e insieme alla sua fanciulla tira fuori contenitori e barattoletti di verdure, salsine e robe difficili da decifrare.
Ovviamente immaginatevi al Pinomerenda quanto gli abbiano rotto tutti le palle, con battute sarcastiche sulle bistecche fumanti e facendogli scorrere sotto il naso container di super strutti e sugne varie!
Ma Pinomerenda, come il saggio quello che ti aspetta in riva al fiume, era sempre pronto a rispondere al nemico con l’amabile risata, facendosi scivolare ogni cosa come fosse aria.
Ebbene. A un certo punto il duo vegan s’è messo sotto a preparare una pala tanto per gradire ed è uscita fuori la cosa più gustosa degli ultimi mille anni!
Porcozio regà, vi giuro sui pomodori Gustarosso che non ho mai mangiato una roba di verdure così buona.
Voto dieci. E lode.
Un sapore perfetto, carico, genuino e la consistenza sugosissima.
Ognuno di noi conosce quei furgoncini per strada che vendono panini di notte nelle nostre città. La caratteristica maggiore di quei panini ultra farciti, è che quando gli dai un mozzico, almeno tre grammi di salse e verdure cadono per terra. Da noi a Roma, quel tipo di paninaro ambulante lo chiamiamo “lo zozzone”, proprio perché oltre all’igiene non esaltante, c’è sempre la massima libertà di mordere e sbrodolarsi bellamente addosso senza che nessuno se la prenda a male.
Ecco, 'sta cosa è successa col Pinomerenda. Il mister mi offre un pezzo galattico di pizza farcita, io do il morso d’assaggio di studio - quello dove le papille gustative stanno infervorate al massimo - subito m’assale un plotone di sapori devastiferi e un suadente liquido saporito mi sbrodola da tutte le parti, con io chinato in avanti per permettere alla salsa di sgocciolare a terra (perdonami addetto alle pulizie). Meraviglioso!
Di notte, la stessa cosa. Quando tutti, ma proprio tutti, tumefatti di cibo infinito hanno dichiarato la buonanotte, Pinomerenda e Chichina, come due fottuti pipistrelli usciti dalle tenebre, sono sbucati dal nulla e hanno ripreso il discorso lasciato in sospeso, cucinando per i pochi rimasti pale da paura farcite e profumate.
Zi Pigi nel frattempo stava morendo di sazietà e di sonno, eppure era troppo combattuto se scegliere un insulso letto oppure ingoiare magia fino alla fine dei processi fisiologici.
Grazie Pinone. Grazie Chichina. Zio Kurando è ufficialmente vostro amico.[…]

Ed ora qualche pensierino random, di quelli che ti fanno fissare un punto imprecisato, mentre un sorriso ti si stampa in pieno volto.

La Pergamena e Chiara e Tuorlo.
Amici, facciamo in modo di scoprire se in giro per internet organizzano concorsi di ostinazione gastronomica, dove vince chi resiste più ore a preparare e cucinare qualsiasi alimento.
Facciamo una colletta monetaria e iscriviamo questi due mostri di bravura.
Che poi, se devo dirla proprio tutta, il vero mostrone inarrivabile è La Pergamena e vi spiego il perché.
In pratica La Pergamena e Chiara e Tuorlo sono restate tappate in cucina per tipo dieci ore al giorno senza una pausa che sia una.
La sera, se ti capitava d’incrociare Chiara a cena, era come trovarsi davanti a un sopravvissuto a un disastro aereo, perduto nel bosco per quaranta giorni all’addiaccio. Era distrutta. Gli occhi rossi fuoco. La stanchezza potevi darle un morso per quanto era palpabile. Allora tu che facevi. La incoraggiavi per solidarietà con un tenero abbraccio e ti congedavi da lei.
Poco dopo t’imbattevi in Emma La Pergamena, che dopo mille ore a cucinare era ancora fresca come una rosa e se le avessi proposto sotto voce una cosa tipo, “Emma bella, che me lo prepari un paninetto con la marmellata?”, lei si sarebbe subito accesa rispondendo “e che problema c’è, piccolo Kurandino, vieni con me”.
Ora questo è un mio pensiero personale, ma sotto sotto credo che Chiara l’abbia un po’ odiata a Emma sotto il profilo della resistenza fisica. Pareva di assistere a una maratona in tv, col corridore in testa che procede a ritmi indiavolati e quello che gli sta dietro, riesce a stargli dietro, certo, ma il primo piano della telecamera mostra il suo volto col ghigno della fatica mista all’odio per quello stronzo lì davanti! […]

Prima di ripartire verso Roma insieme a Zi Pigi, ho salutato tutti quelli che avevo a tiro e per uscire dal palazzo dei congressi che ci ospitava, sono passato dietro l’area dove i nostri maestri tenevano le lezioni. L’area in questione era divisa da un tendaggio bianco, dietro il quale stazionavano i forni a legna sempre accesi. In quel preciso momento tutti i confratelli erano a lezione e le tende erano chiuse per dividere i due ambienti.
Io e Zi Pigi, paraculi come al solito, passando dietro l’area delle lezioni in piena attività, ci siamo trovati davanti ai forni accesi, dove Giancarlo Casa e i suoi bravissimi collaboratori preparavano pizzette ai pochissimi astanti in tutta tranquillità.
Mi guardo Pigi e gli dico “Ahò, fermate! Guarda che roba…”
Abbiamo posato armi e bagagli, come aquile fameliche ci siamo posizionati di lato a Giancarlo e, tolto il freno a mano del gusto, ci siamo sparati le pizze elaborate che hanno reso celebre La Gatta Mangiona.
Una roba definitiva. Una libidine. Mezz’ora di pace dei sensi.
Poi un confratello, come una dannata formica spara-segnali al gruppo, ha mosso le sue antennine, dando notizia di quello che accadeva dietro il tendone da circo e in tre secondi quel luogo è diventato una massa di mani pronte ad afferrare il divino trancio fumante.
E mentre da dietro udivo un divertito “a Kurà, ma non te ne dovevi andà tipo mezz’ora fa?”, io e Zi Pigi eravamo già lontani verso nuovi orizzonti.


IGEA MARINA. Sesta Convention Nazionale. Maggio 2016.

“Guarda, io sono tanto buono e caro, ma se mi fanno arrabbiare poi sono dolori di pancia”.
Se siete dei feticisti del nazional popolare come me, credo che questa sia la frase da bar dello sport più bella di sempre… sono buono eh, ma se mi arrabbio io…
Affermazione immarcescibile!
Ho tirato fuori sta gemma delle due lire pronunziata da chicchessia in qualunque anfratto dell’universo, solo per sottolineare che alla fine siamo tutti dannatamente uguali, possediamo un ventaglio di sfumature emotive e comportamentali praticamente identico, che possono trasformare un uomo mirabile e pacato in un teppista di strada o viceversa tramutare Jack The Ripper in un profluvio di educazione civica e sentimento morbido come gli orsetti gommosi.
Il sommo maestro dello splatterpunk Clive Barker, per spiegare st’uguaglianza fra persone, lo ha fatto attraverso un paio di righe tra le più belle di sempre:
“Siamo tutti libri di sangue; in qualunque punto ci aprano, siamo rossi”.
Fantastico dico io: tre secondi di afflato creativo al sangre e una vita a riscuotere danari!

So che starete cercando un nesso che colleghi appassionati della pizza a robe relative all’esistenza, ma vedrete che alla fine ci arriveremo per intuizione.
Nel frattempo, alzo il tiro della caciara e attingo a piene mani dalla saggezza popolare partenopea, con quel detto spassoso che intona: “Hai voglia ‘e mettere rum, chi nasce strunz’ nun po’ addiventà babbà”.

Ecco, la perla di saggezza in questione è arguta ma secondo me valida fino a un certo punto.
E’ chiarissimo cosa intende la massima (se sei coione lo sei pure con un bazooka puntato dietro la testa), eppure io dico che uno nella vita mica deve trasudare rum a tutti i costi. Spesso ci s’imbatte in genti che invece di gocciolare pregiati alcoli, dai loro pori magari fuoriesce Tavernello, che non è proprio il massimo della vita, ma è pur sempre qualcosa di autentico che da se stessi zampilla fuori e viene messo al servizio degli altri.

E io la Confraternita della pizza, nel duemilasedici - dopo anni di esperienze vissute, storie belle e meno belle, conoscenze di nuove persone fantastiche e puzzoni col botto, ma soprattutto la perdita di una marea di Confratelli storici per i più svariati motivi - la Confraternita dicevo, io la vedo più come uno stato mentale, una predisposizione del singolo individuo a spillare da dentro di sé il miglior liquido che possiede e condividerlo senza risparmiarsi. E se non è rum, è certamente il miglior Tavernello a disposizione, quello più sincero e motivato.

Questa e solo questa è la Confraternita che è sempre interessata al sottoscritto.

E sta marea di cazzate (ora la smetto) la dedico a tutti coloro che a Igea mi hanno dedicato un abbraccio, una chiacchiera e una considerazione tutta speciale, al di là della pizza e dei lievitati. Sappiate che io ho fatto altrettanto con voi.
E dico ancora grazie anche a tutti i Confratelli che non vedo più di persona da tempo (e sono tanti), dal mio stimato amico Lia1971 fino al premuroso Ful28361.
Uomini che in passato la stazione radio della Confraternita ha messo in sintonia con le mie frequenze e da cui è scaturita la meglio musica di sempre.
Per cui io, fottuto monaco thailandese quale sono, mi distacco completamente dai beni materiali quali gli sponsor, le impastatrici, i forni, le farine, i maestri, le opposte fazioni nel web, i tornaconti personali e denudato e rasserenato mi concedo alla Confraternita come luogo dello spirito e della semplicità.

E rimarco con la vanga e la forza delle braccia, la striscia di terra grezza che separa il ceto amatoriale da quello professionale. E spero per il futuro che si festeggi sempre più il primo rispetto al secondo.

La morale della favola, è che delle persone - belle o brutte che siano, simpatiche o antipatiche, profonde o superficiali, profumate o puzzolenti - bisogna saper prendere sempre il meglio e la Confraternita in tal senso è il miglior fluidificante. […]

Faccenda Palazzo dei Congressi. Tanta roba. Ho apprezzatissimo i due forni all’esterno in tandem capitanati dal prode Giancarlo Casa da una parte e Stefano Callegari dall’altra. Pizze assolute. Generosità sfrenata. Dalla Capitale, due personalità veramente speciali.
Callegari è stata la mia sorpresa del 2016 tra i professionisti.
Al corpulento Re del Trapizzino, disponibile e di una gentilezza e una bontà fuori dal comune, ho tentato di spiegare la rivoluzione sociale e di costume che ha innescato col Trapizzino, prima ancora della bontà del prodotto in sé. Gente che fino a ieri non sapeva manco cosa fosse una farina, col Trapizzino si è cominciata a interessare ai lievitati.
“Alla fine è solo una scarpetta nel sugo alla romana”, ha concluso Stefano. Enorme personaggio. E io già gli voglio un bene dell’anima.

Ed è questo l’altro aspetto portentoso di quando ci s’incontra dal vivo, ossia beneficiare di addetti ai lavori abituati a consulenze e corsi d’alti livelli, ma in un contesto disimpegnato come il nostro. E allora ti ritrovi a pizzare e a chiacchierare amabilmente con professionisti che ne hanno viste parecchie. E quando tutto finisce e tu torni a casa, la volta che andrai a trovare quel professionista nel suo locale, anche se lui non ti riconosce, a te prenderà comunque bene, per sempre, perché osservandolo al lavoro non potrai fare a meno di ripensare a tutti quei momenti da paura trascorsi assieme.
Il maestro Piergiorgio Giorilli per dire. Io fino a ieri pensavo lo tenessero blindato dentro un grattacielo di ghiaccio e ultra sorvegliato a vista e averlo visto insieme a noialtri birichini, ti viene da urlare a squarciagola e col coro da stadio “Piergiorgione uno di noi!” […]

E poi finalmente c’è la Convention degli amatori, che quest’anno hanno un po’ arrancato a distruggersi d’impasti per mancanza di spazi adeguati.
E subito una cosa mi è zompata agli occhi.
Mi riferisco all’altissimo livello qualitativo raggiunto da alcuni di noi. […]

E poi ahò, lo scorso anno la palma del vero eroe della Confraternita andò a mastro Pinomerenda che mi stupì coi suoi topping micidiali, ma quest’anno la Palma d’Oro del vero fratello di sempre la consegno senza riserve al colonnello Dekracap, divenuto Generalissimo dopo tutto quello che ha fatto per me.
Avete presente la DekMod per il fonro EffeUno? Avete seguito le istruzioni attraverso uno schermo di computer e adesso siete contenti? Ebbene, sappiate che Riccardone non solo si è messo lì e con mille risate mi ha spiegato in diretta ogni passaggio, ma a parecchi di noi ha preparato direttamente il kit da montare una volta tornati a casa.
Un grande. Fino al mese di ottobre, caro Dekracap, sarò al tuo servizio per qualunque tua necessità. Ti finisce il caffè a casa? Chiami il Kurando e zio qui te lo porta in un par d’ore. […]


Kurando.
Maggio 2016.

Giano Zafferallo. Gambero Bronx. Fabio Di Cesidio.